E il Piombo?

Nel post precedente non ho menzionato il Piombo come fondente per un motivo semplice: il Piombo è estremamente tossico. Per questa ragione vorrei infondere un sano e genuino terrore verso il Piombo per evitare che ci siano future ripercussioni sulla salute di chi fa ceramica e di chi la compra. Ma andiamo per gradi.

Perché si usa il Piombo? L’ossido in questione, PbO, è stato largamente utilizzato in ceramica fino a non tantissimi anni fa, ho un libro del 1981 che riporta una quantità enorme di ricette per smalti artigianali contenenti questo elemento. Le caratteristiche del Piombo come fondente negli smalti vanno dalla resa formidabile dei colori alla possibilità di essere utilizzato in un ampissimo intervallo di temperature di cottura, dando come risultato degli smalti altamente lucidi in grado di mascherare le imperfezioni della superficie, conferendo resistenza alle scheggiature e, in combinazione con il boro, all’azione degli acidi. Sempre grazie al boro diminuisce o si annulla anche la cavillatura (il cosiddetto craquelé).

Quindi perché non usare il Piombo? Come dicevo prima il Piombo è un metallo pesante, è tossico, estremamente tossico, perniciosamente tossico. Non viene smaltito dall’organismo, per cui anche una piccola quantità introdotta attraverso il contatto, l’ingestione o l’inalazione se ne sta là, buona buonina per tantissimo tempo, salvo poi creare potenziali danni futuri. Fa male ai bambini, alle donne in gravidanza e in allattamento e può causare danni alla fertilità. Il Piombo volatilizza sopra i 1170 °C sviluppando fumi tossici nei paraggi, di conseguenza non è un fondente per smalti che vanno al di sopra di questa temperatura, né per smalti che richiedono una atmosfera riducente. L’introduzione di questo ossido negli smalti dovrebbe avvenire utilizzando fritte che, attraverso il processo di produzione proprio di questo materiale, rendono il Piombo meno suscettibile di solubilità dovuta ad attacchi di acidi contenuti nei cibi e nelle bevande. Il suo utilizzo in uno smalto dovrebbe avvenire utilizzando un preciso rapporto PbO:SiO2, in grado di creare un reticolo molecolare tale da non permettere al Piombo di migrare sulla superficie del manufatto, con tutte le conseguenze del caso. Stessa cosa vale per l’utilizzo in concomitanza con il Boro. Da evitare del tutto dovrebbe essere l’utilizzo del Rame come colorante: test di laboratorio indicano che la presenza del Rame nella matrice vetrosa facilita la migrazione del piombo in superficie. Idem per percentuali di Manganese al 10% o per abbinamenti Ferro+Manganese 5%+5%. Inoltre, a seconda delle percentuali di altri fondenti come Potassio, Sodio e Litio, le perdite di piombo possono essere più alte del limite massimo raccomandato di 0,5 PPM: di più per quantità maggiori di Potassio, a seguire Sodio e Litio. Di fatto l’utilizzo in ceramica industriale del Piombo come fondente ancora avviene, ma avviene utilizzando strumenti di precisione per la misurazione di tutti i parametri e la possibilità di effettuare analisi chimiche e strutturali per determinare se l’affioramento del piombo nelle loro ricette supera o meno i limiti imposti dalle direttive internazionali.

Insomma, detto tra noi ceramisti artigiani, il Piombo rappresenta una grande incognita, sia per le precauzioni da prendere per usarlo, che potrebbero comunque non essere sufficienti a proteggerci, sia perché un qualsiasi errore nella formulazione di una ricetta o comunque una ricetta formulata male dall’inizio, non dà la garanzia di un manufatto non dannoso per la salute, nostra se lo terremo per noi o di chi vorrà ‘adottare’ le nostre creazioni.

Per approfondimenti (in inglese): qui e qui.

Alla prossima!

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